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J. H. W. Tischbein, Goethe nella campagna romana |
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Blue Lion parle italiano!
Quando si considera un'esistenza come quella di Roma, vecchia di oltre
duemila anni e più, e si pensa che è pur sempre lo stesso suolo, lo stesso
colle, sovente perfino le stesse colonne e mura, e si scorgono nel popolo
tracce dell'antico carattere, ci si sente compenetrati dei grandi decreti del
destino.
Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, 1815/17
Il grande scrittore tedesco, che sosteneva di “essere nato una seconda volta, d'essere davvero risorto, il giorno in cui ho messo piede a Roma”, riesce con grande sensibilità a cogliere uno dei tratti più peculiari di quella che considera “la capitale del mondo”.
ogni epoca trascorsa ha lasciato una traccia indelebile, creando un suggestivo insieme magicamente amalgamato.
Quando si passeggia per le strade, nei vicoli e nelle piazze o si visitano chiese e palazzi è impossibile non cogliere le sovrapposizioni di periodi, stili e utilizzi diversi, specchio di una continuità storica che si traduce visibilmente in una complessità urbanistico edilizia.
Roma è sempre stata una città di
potere politico e religioso. Centro di uno degli imperi più potenti al mondo,
poi vertice dello Stato della Chiesa, successivamente capitale del Regno e
infine della Repubblica Italiana, ha vissuto un’alternanza di periodi di grande
fasto con altri di profonda decadenza, riuscendo sempre a risorgere dalle sue
stesse ceneri.
Secondo la leggenda Roma sarebbe
stata fondata da Romolo nel al 753 a.C., anche se è archeologicamente attestata la presenza di piccole comunità già
in precedenza. La nascita dell’insediamento urbano è stata determinata dalla
felice situazione geografica che ha permesso uno stanziamento protetto dei
nuclei abitativi sulle alture dei sette colli, primi fra tutti Campidoglio e Palatino.
Al contempo però ai piedi di essi, poco più a valle dell’Isola Tiberina, il punto di più facile attraversamento del
fiume Tevere si rivelò strategicamente favorevole
per lo sviluppo commerciale. E’ proprio il Tevere, cuore e arteria
viva della città, motore della sua esistenza e parte integrante di essa con il
suo corso sinuoso, che divenne nei
secoli la principale via di comunicazione commerciale, militare ed economica
per trasformarsi successivamente, nei periodi di declino, nell’unica fonte di
approvvigionamento idrico e dunque ragione stessa della sua sopravvivenza.
Dal II secolo a.C. iniziò il processo di urbanizzazione anche
della vasta area pianeggiante denominata Campo Marzio, compresa fra le pendici
dei colli Campidoglio, Quirinale e Pincio e la riva sinistra del Tevere. Da
zona paludosa, con opportune opere di bonifica, gradualmente assunse un aspetto
monumentale e, grazie soprattutto al mecenatismo di Ottaviano Augusto e di
Agrippa, si arricchì di edifici di prestigio e di rappresentanza.
Il II secolo d.C. segnò il momento
della massima espansione della città: con una popolazione che ormai aveva
raggiunto il milione di abitanti, Roma era divenuta una metropoli che, pur non
dimenticando l’aspetto funzionale nella realizzazione di nuove, più ampie
strutture di servizio quali magazzini, mercati, caserme e insulae, mostrava tutta la sua potenza e il suo splendore nei
grandiosi edifici pubblici. Teatri, anfiteatri, templi, stadi, circhi, terme e
ninfei, alimentati da ben undici acquedotti, portici e piazze monumentali erano
ornati sfarzosamente da colonne, capitelli, statue e rivestimenti di marmi
pregiati che abbondavano anche nelle ricche domus
e nelle ville delle famiglie patrizie.
La violenta crisi economica e sociale
del III secolo determinò un rallentamento dell’attività edilizia. Segno
evidente della debolezza dell’impero e del timore concreto delle invasioni barbariche
fu la realizzazione della poderosa cinta delle mura Aureliane che, con un circuito di quasi 19 kilometri, delimita tuttora il centro storico.
Con Costantino, all’inizio del IV
secolo, la sede imperiale venne trasferita a Costantinopoli e le autorità d’ora in poi si limitarono al
restauro o alla semplice conservazione dei singoli monumenti che
inevitabilmente, persa la loro funzione iniziale, a poco a poco verranno
abbandonati. L’imperatore fu comunque artefice del futuro destino della città
poiché, avendo intrapreso la costruzione delle prime basiliche cristiane,
determinò l’affermazione di un nuovo grande potere, quello della Chiesa. Accanto e sopra alla vecchia città va
sorgendo la Roma cristiana, sede del successore di Pietro.
Nella deriva delle istituzioni
governative, la Chiesa emerse come unico punto di riferimento affermandosi come
autorità non solo spirituale ma anche e soprattutto temporale. Molti edifici
pagani vennero adattati al culto cristiano, decretandone la sopravvivenza,
mentre la maggior parte fu demolita e utilizzata come materiale da costruzione
per nuove strutture. Le ripetute invasioni barbariche e le guerre gotiche
determinarono una profonda crisi e un brusco crollo demografico: i pochi
abitanti superstiti, anche a causa del taglio degli acquedotti, abbandonarono
le alture dei colli e si rifugiarono nella piana del Campo Marzio lungo il
fiume, che divenne l’unica fonte di approvvigionamento idrico. L’area
all’interno delle Mura Aureliane era ormai troppo vasta e rimase per la maggior
parte disabitata. Non bisogna però cadere nell’errore di considerare i secoli del
Medio Evo come una età oscura e priva di rilevanti episodi: a momenti di
declino si alternarono periodi di splendore e rinascenza che lasciarono un’impronta decisiva sulla
configurazione urbanistica e sull’immagine della capitale della cristianità.
Se il XIV secolo si ricorda come uno
dei periodi più tormentati nella storia della città a causa dell’assenza della
corte pontificia, trasferitasi ad Avignone, e del conseguente stato di anarchia
e di profonda crisi materiale e morale, il Quattrocento si aprì sotto diversi
auspici. Con l’elezione al soglio pontificio di Martino V Colonna, appartenente
a una delle più illustri famiglie romane, si avviò un intenso programma di radicale
rinnovamento portato avanti con vigore anche dai suoi successori fra cui Sisto
IV, definito renovator urbis.
Vengono riqualificate zone di
primaria importanza come il Campidoglio e il Vaticano, che diverrà la residenza
dei pontefici in sostituzione del Laterano; si intervenne sulla viabilità edificando
un nuovo ponte, Ponte Sisto, e tracciando nuovi percorsi che spesso ribattono
assi viari di epoca romana, al fine di creare una razionale collegamento fra i
principali poli di attrazione urbana, i porti fluviali, i punti di accesso alla
città e i rioni più popolosi, Sant’Angelo, Ripa e Campitelli.
Nel secolo successivo l’attenzione si spostò verso l’area di Ripetta
e i rioni Parione, Pigna e Ponte, dove era la maggiore concentrazione di banche
per via della vicinanza con il Vaticano e il conseguente transito dei numerosi
pellegrini. Il mercato, che si svolgeva in Campidoglio, venne trasferito a
Piazza Navona che da allora divenne il cuore pulsante della città.
Sarebbe impossibile elencare tutte le
opere intraprese dai pontefici che vollero lasciare un segno indelebile nella
città eterna. Fino al 1870, anno in cui si concluse la millenaria storia dello
Stato della Chiesa e Roma divenne la capitale del nuovo Regno d’Italia, si
moltiplicarono gli interventi che hanno contribuito a conferire l’aspetto
attuale affiancando estrosità manieriste a capricci barocchi, raffinatezze
rococò a rigori neoclassici, sempre però operando con grande disinvoltura nei
confronti dell’antico, presenza imprescindibile
da riutilizzare o cancellare, manipolare
o distruggere.
Anche la famiglia Savoia, la dinastia
dei re d’Italia, contribuì a scrivere
una nuova pagina nella storia di Roma,
volendole conferire un nuovo volto, degno delle maggiori capitali europee. Si
costruirono i nuovi quartieri residenziali nelle aree rimaste libere
all’interno delle mura, ma furono compiute dolorose demolizioni nel centro
storico per realizzare ampie vie di scorrimento, quali Corso Vittorio, via
Cavour e via del Tritone; vennero realizzati gli argini del Lungotevere,
necessari per evitare disastrose inondazioni, e furono edificati ingombranti
edifici fra cui il Vittoriano, il Palazzo delle Esposizioni e il Palazzo di
Giustizia, che con il loro stile eclettico dovevano rappresentare il nuovo,
moderno stato laico.
Infine nel ventennio fascista, a
partire dal 1922, cercando di valorizzare le memorie dell’antica Roma, si sono
compiuti sventramenti che hanno portato alla demolizione di interi quartieri sia
per favorire l’isolamento di luoghi simbolo della storia della città, quali il
Campidoglio e il mausoleo di Augusto, sia per la realizzazione di imponenti
apparati scenografici come via della Conciliazione e via dei Fori Imperiali.
da : Fiorenza Rausa, "Le piazze di Roma", Blue Lion 2013
* foto di copertina: Piazza Navona
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