Nel 1976 intrapresi il mio unico vero viaggio in bicicletta. Da Roma partii per la volta della Sicilia. Feci tappa a Napoli da dove presi il treno alla volta di Messina. Ecco le prime pagine del mio diario che poi interruppi perché lo trovavo troppo descrittivo.
Martedì 7 luglio 1976 (102 km)
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È stata una sfacchinata immane per poi finire in una città come Frosinone completamente priva di spunti interessanti.
Sono partito da casa verso le 8 e 1/2. È stato veloce il primo pezzo di una dozzina di chilometri che mi hanno permesso di uscire dall'agglomerato urbano. Alle dieci il caldo era già insopportabile e mi sono ritrovato in un magazzino dove si stava scaricando del mangime per animali di piccole dimensioni. Bene, chiedo se posso entrare e chi mi trovo davanti? Un veneto! Dappertutto si vanno a scovare questi qua. Mi dice che preferirebbe il motorino alla bicicletta "per non pedalare".
Proseguo il viaggio in leggera salita ma mi accorgo che le mie propaggini inferiori, i miei motori, sono diventati di legno. Mi rincuoro sentendomi dire che la salita sta per finire, ma dopo poco ne trovo un'altra. È stata la goccia. Pochi chilometri più in là cerco un posticino dove riposare le mie membra. Penso che non avrei dovuto lasciare casa, che io non avevo niente da mettere sotto i denti mentre a casa si stavano rimpinzando, penso all'esame di Isa. Penso... che non mi ricordo più a cosa pensai d'altro.
Stanco di pensare mi alzai per riprendere a pedalare. Cosa che non mi riesce molto e difatti mi fermo a S. Cesareo dove faccio le spese. 3 km di Casilina con un sacco di carta in mano che andava a pezzi per trovare un posto dove mangiare. Infine mi adombro sotto un castano e mi rifocillo osservando la carica delle formiche al [...] pranzo, proprio come sta avvenendo ora mentre scrivo e mangio. Lascio S. Cesareo e mi [...] una piacevolissima zona boscoso attorno a Valmontone, cittadina con un borgo medioevale ed una chiesa che in lontananza mi pareva barocca.
Passo Valmontone e arrivo a Colleferro di cui non ho capito ancora il nome. Ad un tratto i miei lucidi occhi, perché non ero ancora stanco allora, vedono un cartello per Segni, km 7 con una lista di cose interessanti da vedere. Decido di andarci. Non l'avessi mai fatto. Dopo Colleferro, c'è una stradina in salita che porta a Segni. Primo, a 3 chilometri dal mio bivio, si leggeva ancora Segni km 7. Secondo, quando chiesi mi dissero che erano 6,5 e alla mia domanda se fosse tutto in salita dissero:"Bè, c'è questa salita che è a più ripida e poi qualche falso piano sennò tutto a posto". Vado. Non era la salita più ripida., che fra l'altro mi sono fatto a piedi e ce n'era una ancora peggiore. Il caldo mi uccise. Intanto gli automobilisti ridacchiavano, avrei voluto vedere loro al mio posto.
Ci sono sulla via dei bastioni che giudicherei eretti intorno al XIV secolo. Dopo vari chilometri chiedo ad un vecchio automobilista quanto manchi a Segni. Risposta, 3 chilometri. Godo comunque uno stupendo paesaggio e scendo a cinquanta chilometri all'ora.
Qui il mio incontro più interessante sinora. Negli altri paesi parlavo si con la gente, ma erano seduti e niente di speciale. Ammirazione da parte dei ragazzini e stupore e scetticismo da parte dei grandi. Il mio amico si trova in bici e mi offre di accompagnarlo per un po'. Dopo la delusione di Segni avevo bisogno di parlare. Anche lui intende fare un giro verso la Francia dopo la laurea in ingegneria chimica. Abita ad Anagni, cittadina fortemente industrializzata, ma poco interessante. Discorriamo un po' e gli dico che avrei bisogno di un refrigerio (le mie gambe sono ridiventate di legno, però sono troppo orgoglioso per cedere). Ci fermiamo [vicino ad una fontana] dove mi abbevero e mi lavo e lui mi lascia.
Mancano 17 km per Frosinone. Lì arrivo decisamente stravolto e mi riverso sulla prima fontanella. che trovo conquistandomela. Primo problema in quella città è quello di trovare un alimentari. Dopo vari tentativi arrivo in una specie di supermarket dove compro dell'ottimo pane e del formaggio non all'altezza del primo. Chiedo dove si può dormire all'addiaccio e mi rispondono alle "case vecchie" che poi si rivelano delle rovine piene di topi e di altre schifezze. Non chiederò più! In paese ho una discussione con un gruppo di signori che pretendono che io sia straniero. Dovunque capiti non c'è verso, mi prendono per uno del Nord e quando parlo con loro in italiano, non capiscono, perché sono già sintonizzati sul canale tedesco e quindi "non capisco, non capisco".
Dalla vecchia Frosinone si gode un discreto panorama rovinato decisamente dalla nuova che le sta ai piedi. La cattedrale è fatta con i piedi a dir poco. Solo il campanile e il tocco della campana si salvano (S. Maria).
Ridiscendo da Frosinone in cerca dell'Ente Prov. per il Turismo. Dopo mezz'ora di ricerche lo trovo nonostante mi avessero anche indicato la strada sbagliata. Al Commissariato di Polizia chiedo gentilmente di farmi mettere in carcere, ma non ci riesco e mi consigliano di andare al casello autostradale. Telefono a Roma. Ben due volte il telefono mi interrompe la mia telefonata nonostante abbia speso un capitale. Se dovessi fidarmi delle indicazione della gente non arriverei mai al luogo richiesto. Su tre volte che ho chiesto della via per il casello, due volte ho avuto delle indicazioni sbagliate. Raggiungo il casello e mi metto a dormire. Veramente avevo pensato di fare una chiacchierata, ma i casellanti non erano dello stesso avviso.
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Photo credits: Wikimedia, Google, A. Ca' Zorzi
Martedì 7 luglio 1976 (102 km)
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È stata una sfacchinata immane per poi finire in una città come Frosinone completamente priva di spunti interessanti.
Sono partito da casa verso le 8 e 1/2. È stato veloce il primo pezzo di una dozzina di chilometri che mi hanno permesso di uscire dall'agglomerato urbano. Alle dieci il caldo era già insopportabile e mi sono ritrovato in un magazzino dove si stava scaricando del mangime per animali di piccole dimensioni. Bene, chiedo se posso entrare e chi mi trovo davanti? Un veneto! Dappertutto si vanno a scovare questi qua. Mi dice che preferirebbe il motorino alla bicicletta "per non pedalare".
Proseguo il viaggio in leggera salita ma mi accorgo che le mie propaggini inferiori, i miei motori, sono diventati di legno. Mi rincuoro sentendomi dire che la salita sta per finire, ma dopo poco ne trovo un'altra. È stata la goccia. Pochi chilometri più in là cerco un posticino dove riposare le mie membra. Penso che non avrei dovuto lasciare casa, che io non avevo niente da mettere sotto i denti mentre a casa si stavano rimpinzando, penso all'esame di Isa. Penso... che non mi ricordo più a cosa pensai d'altro.
La Collegiata |
Palazzo Doria-Pamphili |
Passo Valmontone e arrivo a Colleferro di cui non ho capito ancora il nome. Ad un tratto i miei lucidi occhi, perché non ero ancora stanco allora, vedono un cartello per Segni, km 7 con una lista di cose interessanti da vedere. Decido di andarci. Non l'avessi mai fatto. Dopo Colleferro, c'è una stradina in salita che porta a Segni. Primo, a 3 chilometri dal mio bivio, si leggeva ancora Segni km 7. Secondo, quando chiesi mi dissero che erano 6,5 e alla mia domanda se fosse tutto in salita dissero:"Bè, c'è questa salita che è a più ripida e poi qualche falso piano sennò tutto a posto". Vado. Non era la salita più ripida., che fra l'altro mi sono fatto a piedi e ce n'era una ancora peggiore. Il caldo mi uccise. Intanto gli automobilisti ridacchiavano, avrei voluto vedere loro al mio posto.
Segni, Via Traiana - Bastioni medioevali |
Segni, Via Traiana - Veduta panoramica |
Qui il mio incontro più interessante sinora. Negli altri paesi parlavo si con la gente, ma erano seduti e niente di speciale. Ammirazione da parte dei ragazzini e stupore e scetticismo da parte dei grandi. Il mio amico si trova in bici e mi offre di accompagnarlo per un po'. Dopo la delusione di Segni avevo bisogno di parlare. Anche lui intende fare un giro verso la Francia dopo la laurea in ingegneria chimica. Abita ad Anagni, cittadina fortemente industrializzata, ma poco interessante. Discorriamo un po' e gli dico che avrei bisogno di un refrigerio (le mie gambe sono ridiventate di legno, però sono troppo orgoglioso per cedere). Ci fermiamo [vicino ad una fontana] dove mi abbevero e mi lavo e lui mi lascia.
Mancano 17 km per Frosinone. Lì arrivo decisamente stravolto e mi riverso sulla prima fontanella. che trovo conquistandomela. Primo problema in quella città è quello di trovare un alimentari. Dopo vari tentativi arrivo in una specie di supermarket dove compro dell'ottimo pane e del formaggio non all'altezza del primo. Chiedo dove si può dormire all'addiaccio e mi rispondono alle "case vecchie" che poi si rivelano delle rovine piene di topi e di altre schifezze. Non chiederò più! In paese ho una discussione con un gruppo di signori che pretendono che io sia straniero. Dovunque capiti non c'è verso, mi prendono per uno del Nord e quando parlo con loro in italiano, non capiscono, perché sono già sintonizzati sul canale tedesco e quindi "non capisco, non capisco".
Frosinone - Cattedrale |
Ridiscendo da Frosinone in cerca dell'Ente Prov. per il Turismo. Dopo mezz'ora di ricerche lo trovo nonostante mi avessero anche indicato la strada sbagliata. Al Commissariato di Polizia chiedo gentilmente di farmi mettere in carcere, ma non ci riesco e mi consigliano di andare al casello autostradale. Telefono a Roma. Ben due volte il telefono mi interrompe la mia telefonata nonostante abbia speso un capitale. Se dovessi fidarmi delle indicazione della gente non arriverei mai al luogo richiesto. Su tre volte che ho chiesto della via per il casello, due volte ho avuto delle indicazioni sbagliate. Raggiungo il casello e mi metto a dormire. Veramente avevo pensato di fare una chiacchierata, ma i casellanti non erano dello stesso avviso.
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Photo credits: Wikimedia, Google, A. Ca' Zorzi
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